Saturday, August 18, 2007

Where the suburbians live

Non so se sia colpa del fuso orario, ma la sfiga di venerdì 17 ha colpito un giorno dopo...ovviamente, di sabato, così dovrò aspettare un simpatico weekend senza poter andare dal dentista. A meno che qualcuno di schio non si offra di sistemarmi la contenzione che è simpaticamente partita per le ferie oggi a pranzo grazie ad un simpatico chicco d'uva -_-'

Certo che mettergli in mano qualcosa che nn sia un pene, a quel signore lì...non mi fido mica. LOL


Così siete le solite ficcanaso che vivono parassitamente attraverso le vite degli altri, eh? Nulla di nuovo. Vediamo...
potrei raccontarvi di Gio. Un mezzo ispanico di non so bene quale paese, che avevo conosciuto tempo fa, e che finalmente ho incontrato un sabato mentre ero lì. O era venerdì? Oh beh. Con lui siamo finiti prima al Vlada, dove abbiamo cominciato la serata con un paio di cosmo serviti sulla lunga lastra di ghiaccio del bancone -credevo di veder sfrecciare la Compagnoni sul bar da un momento all'altro, e invece no. Poi un veloce salto in metropolitana - non tanto, visto che ho dovuto rinnovare l'abbonamento, perdendo così il treno che era guardacaso appena arrivato- e un tentativo -fallito- di entrare all'acid, dove Gio si vantava di avere delle conoscenze. Non quelle giuste, evidentemente: il buttafuori all'ingresso ha deciso che la sua patente era falsa -mentre il mio pezzo di carta così infalsificabile era buono, ovviamente. Ma i newyorkesi non si perdono mai d'animo, e con pochi passi eccoci dentro al Cock. Nel senso, il locale. Credo d'averne già parlato, visto che c'ero stato anche l'altra volta, ed in effetti non era cambiato di una virgola: era sempre quella bolgia orgiosa che era 2 anni fa. Risultato: scarpe da lavare, chiave della camera persa e troppo alcohol in corpo.
Non contenti, alla chiusura, decidiamo di andare all'after party al locale lì dietro, tale Mr. Black, che credo fosse l'unico locale negli stati uniti senza aria condizionata. Ormai io rotolavo su qualsiasi cosa, sia che fosse un divanetto che una persona, o un gruppo di persone, e Gio ha avuto la carità di portarmi a casa. Sua. A Brooklyn. Dove veniamo accolti da una ragazza in pigiama e da un cane (bellissimo). Alle 7 del mattino, direi. Per poi morire sul divano, decisamente troppo stretto per due persone.
In fondo, il divano non era troppo stretto. Ma strusciarsi con una scottatura di proporzioni bibliche come la mia -scottatura della quale vi racconterò in futuro- non è stato esattamente piacevole.
Ad ogni modo, dopo poche ore di sonno (che sembrarono minuti, in effetti, e forse lo sono anche stati) (e comunque complimenti alla mamma e papà di Gio), mi ritrovo a prendere la G line verde chiaro per tornare a manhattan. Una linea di cui non conoscevo -nè sospettavo minimamente- l'esistenza. Ed invece, anche le persone a Brooklyn devono poter andare a Manhattan, e così per una mattina ho fatto il campagnolo, e con la mia bella balla di fieno e cappello di paglia sono tornato in città.

1 comments:

Anonymous said...

ohhhhh, ecco era questo tipo di post che andavo cercando, santoddio! dovremo pur soddisfare i nostri pruriti in un modo o nell'altro, no??

:P

certo, sarebbe curioso capire come ti sei preso una scottatura A NEW YORK - che non è propriamente un'oasi marittima - ma beh, possiamo aspettare...

bentornato...di nuovo :)

M.